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Simon di Brazzan

Un tempo il vino era fatto di fiducia, quella stessa fiducia che suscitavano i nonni, imponenti e buoni. Queste vecchie figure erano affascinanti, ottenevano, con esperienza quasi magica, un vino che seduceva tutti. Durante la vendemmia venivamo rapiti da profumi e sapori unici, gli stessi che oggi dipingono nella nostra mente immagini ormai lontane impossibili da dimenticare. I valori di queste terre, composizione, giacitura, esposizione e locazione, hanno trovato un equilibrio naturale con il susseguirsi delle tecniche di coltivazione. Possono variare i vitigni, le annate e i metodi ma a determinare il carattere di un vino è compito della terra. Il forte legame che si è creato tra uomo e vite ha portato ad un selezione di vitigni autoctoni che tutto il mondo può apprezzare solo in questo piccolo angolo del Friuli Venezia Giulia. Qui la tradizione non ostacola l’innovazione, l’evoluzione della tipicità non dimentica la ricerca, la difesa dell’autenticità dei nostri vitigni non impedisce al vino di evolversi. I nonni hanno saputo selezionare le cultivar di vite nel corso degli anni, tramandandole per generazioni. Quando il mestiere di fare vino è interpretato come simbiosi tra uomo ed elementi, quando il rispetto dei tempi e delle dinamiche naturali supera anche l’ambizione di trarre arte dal proprio lavoro, lì si coglie il senso profondo del coltivare biologico come la sintesi di un pensare e vivere antico, capace di proporsi sempre in modo rinnovato.